(Adnkronos) –
La vittoria dell’Ucraina nella guerra contro la Russia è ancora possibile. Ne è convinto Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, che è stato ricevuto a Kiev dal presidente Volodymyr Zelensky. La visita del numero 1 dell’Alleanza arriva in un momento cruciale del conflitto. Kiev attende l’arrivo delle armi garantite dagli Stati Uniti con l’ok all’ultimo pacchetto di aiuti da 60 miliardi di dollari. Washington, che ha già cominciato a fornire missili Atacms a lungo raggio, in un’ulteriore fornitura da 6 miliardi metterà a disposizione dell’Ucraina anche sistemi Patriot. 

”La situazione è difficile, ma non è troppo tardi perché l’Ucraina prevalga” sulla Russia, dice Stoltenberg, sottolineando che ”è importante tornare di nuovo a Kiev e incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky”. Su ‘X’ Stoltenberg promette che ”è in arrivo un ulteriore sostegno”. Inoltre ”la Nato si sta impegnando a lungo termine, mettendo l’Ucraina su un percorso irreversibile verso l’Alleanza”, scrive in un post. 

 

Sul campo, la Russia rivendica il controllo della località ucraina di Semenivka, nel Donetsk, non lontano da Avdiivka. La località è stata “liberata”, riferisce l’agenzia russa Tass citando il ministero della Difesa di Mosca. Mentre il comandante delle Forze Armate ucraine, Oleksandr Syrsky, conferma – come riporta Interfax Ukraine – che “unità delle forze di difesa, a tutela della vita e della salute” dei militari, “si sono spostate verso nuove linee a ovest di Berdychi, Semenivka e Novomykhailivka”.  

L’Ucraina intanto rende noto di aver sventato 55 attacchi russi in diversi villaggi a nord e ad ovest di Novobakhmutivka, nella regione orientale di Donetsk. Tra questi c’era Ocheretyne, dove domenica sono stati segnalati pesanti combattimenti. 

Negli ultimi giorni il fronte orientale del Donetsk è diventato particolarmente caldo, con Kiev che ha ammesso un peggioramento della situazione in prima linea, mentre attende le armi che gli Stati Uniti si sono impegnati a inviare con il varo del pacchetto da 61 miliardi di dollari.  

 

Tre giornalisti arrestati in Russia negli ultimi tre giorni. Sergei Mingazov, di Forbes Russia, è stato fermato venerdì a Khabarovsk con l’accusa di aver rilanciato su Telegram un post sugli abusi commessi a Bucha dalle forze russe, quindi con l’accusa di aver diffuso notizie false sulle forze militari, con le aggravanti dell’odio e dell’inimicizia. Mingazov, che da sabato è agli arresti domiciliari, aveva lavorato in precedenza per il quotidiano Vedomosti e anche per la Tass. Sono già numerose le condanne ‘fotocopia’ in Russia per la diffusione delle notizie su Bucha.  

E’ stato arrestato a Murmansk, con l’accusa di estremismo, Sergei Karelin, video giornalista che aveva lavorato per Ap, Moskva 24 e per Mir, oltre che per l’agenzia bielorussa Belsat, con doppia cittadinanza russa e israeliana. L’accusa nei suoi confronti è quella di aver lavorato per le organizzazioni fondate da Aleksei Navalny, fra cui per il canale Youtube NavalnyLive. Non è chiaro quando esattamente sia stato arrestato, se venerdì o ieri. Stesse accuse formulate per Konstantin Gabov, collaboratore saltuario di Reuters fermato sabato a Mosca, che sarebbe stato coinvolto nella “preparazione di materiali fotografici e video”. L’arresto di Gabov è stato formalizzato fino al prossimo 27 giugno.  

Lo scorso marzo, era stata fermata la fotografa Antonina Favorskaya, con accuse di estremismo, per aver lavorato per anni, per il canale indipendente considerato come ‘agente straniero’ Sotavision, ai processi a carico di Navalny. E’ suo l’ultimo video del dissidente all’udienza dello scorso 15 febbraio a cui aveva partecipato in video collegamento dalla colonia penale a regime speciale in cui era detenuto, poche ore prima di morire.  

E’ carcere da più di un anno con accuse di spionaggio il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich, di nazionalità americana, e dallo scorso ottobre Alsu Kurmasheva, con doppia cittadinanza Usa e russa, giornalista per Radio Free Europe, per non essersi registrata come ‘agente straniera’ al suo arrivo in Russia.  

Secondo il sito di notizie indipendente Kholod, sono in totale almeno 53 le persone arrestate in Russia per aver collaborato con le organizzazioni di Navalny dichiarate estremiste nel 2021 (il dato risale allo scorso nove aprile, quindi ora dovrebbe essere aggiornato ad almeno 55).