(Adnkronos) – Malattie di cuore killer al femminile. “La percezione che le donne rappresentino una popolazione a basso rischio per le patologie cardiovascolare deve essere riconsiderata ed è bene sfatare l’erronea convinzione che queste malattie siano tipiche del sesso maschile, poiché a fronte di un tasso di ospedalizzazione in Italia quasi doppio negli uomini rispetto alle donne per patologie acute cardiovascolari, la mortalità in Europa, sia in termini assoluti che percentuali, è maggiore nelle donne rispetto agli uomini”. In vista della Giornata mondiale del cuore che si celebra il 29 settembre, la Fondazione per il Tuo cuore dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco) ci tiene a smontare il falso mito secondo cui quelle cardiache non sono ‘malattie per donne’, e a evidenziare il ruolo chiave della prevenzione di genere.  

“Le malattie cardiovascolari – spiega la Fondazione – restano ancora oggi la principale causa di morte nel mondo, con circa 17 milioni di decessi ogni anno e 230mila nel nostro Paese. Ma l’80% di questi decessi sono in gran parte prevenibili in quanto riconoscono, accanto a fattori di rischio non modificabili quali età, sesso e familiarità, anche fattori modificabili legati a comportamenti e stili di vita corretti”. Il messaggio 2023 della Giornata mondiale del cuore è proprio “l’importanza della prevenzione e dell’aderenza alla cura, che ci permettono di vivere bene anche con una malattia cardiovascolare”.  

“La prevenzione rappresenta l’arma più efficace per contrastare l’insorgenza e la progressione delle malattie cardiovascolari – afferma Domenico Gabrielli, presidente della Fondazione per il Tuo cuore e direttore di Cardiologia all’ospedale San Camillo di Roma – e la Fondazione per il Tuo cuore dei cardiologi ospedalieri italiani Anmco, che ho l’onore di presiedere, da oltre vent’anni si impegna attivamente in questo senso attraverso la ricerca e diverse iniziative di prevenzione, con l’obiettivo di ridurre le malattie cardiovascolari che – precisa l’esperto – colpiscono indistintamente uomini e donne”.  

Sintomi atipici e difficili da riconoscere, diagnosi tardive e un rischio doppio di complicanze sono alcuni dei fattori che penalizzano il ‘cuore rosa’ quando si ammala. “Le donne – puntualizza Gabrielli – muoiono ogni anno più per malattie cardiovascolari che di cancro al seno o all’utero. Ma nonostante questi dati preoccupanti, le malattie cardiovascolari nel sesso femminile rimangono poco riconosciute e in molti casi poco comprese, non avendo ancora ottenuto la stessa consapevolezza pubblica della malattia cardiovascolare maschile. E’ ormai evidente la necessità di promuovere una maggiore enfasi sugli aspetti specifici del genere sui fattori di rischio cardiovascolari, sulla manifestazione degli stati di malattia e sulla risposta alle terapie”. 

“Sebbene le donne mostrino un esordio clinico della malattia cardiaca ischemica con un ritardo di oltre 10 anni rispetto agli uomini, perché significativamente protette dagli ormoni femminili fino alla menopausa – conferma lo specialista – gli eventi cui vanno incontro sono invece più gravi in tutte le fasce d’età e la mortalità per eventi coronarici è superiore nelle donne rispetto agli uomini. Dunque anche per le giovani donne, che presentano meno probabilità di ammalarsi, vi è una maggiore mortalità e complicanze in caso di insorgenza di patologia ischemica”.  

Se le malattie del cuore uccidono più le donne degli uomini, “le ragioni sono diverse: una delle cause principali – illustra Gabrielli – è attribuibile al quadro clinico che risulta talvolta meno definito e il sintomo principale, il dolore, appare non solo più sfumato, ma anche localizzato in sedi atipiche, determinando così ritardi sia nella diagnosi sia nel trattamento terapeutico”. Quanto alla “maggiore mortalità intraospedaliera, è in parte legata al ritardo pre-ospedaliero, ma anche al maggior numero di complicanze post infartuali: doppio delle donne rispetto agli uomini”. 

“Il ruolo del ‘genere’ – rimarca il presidente della Fondazione per il Tuo cuore – è ormai ampiamente riconosciuto e la conoscenza delle manifestazioni specifiche di malattia cardiovascolare può a mio avviso contribuire a diminuire le disparità di assistenza sanitaria per le donne e migliorare la salute globale. La Giornata mondiale del cuore rappresenta oggi un’occasione per ricordare a tutti gli italiani, uomini e donne, l’importanza della prevenzione e del prendersi cura del proprio cuore”. 

“Parallelamente al crescere delle possibilità di trattamento medico e chirurgico della malattia già conclamata – ricorda infatti Gabrielli – si è venuta affermando la consapevolezza dell’importanza di interventi di tipo preventivo, atti a impedire o ritardare l’insorgenza della malattia stessa, come ad esempio” il contrasto a fattori di rischio quali “il fumo, l’alcol, la scorretta alimentazione e la sedentarietà, spesso a loro volta causa di diabete, obesità, ipercolesterolemia e ipertensione. Un dato rilevante per la salute degli italiani – chiosa l’esperto – è che negli ultimi 40 anni la mortalità totale si è più che dimezzata e il contributo dalle malattie cardiovascolari è stato quello che più ha influito sul trend in discesa della mortalità. Il 40% di questa riduzione è attribuibile ai trattamenti farmacologici e ben il 55% è dovuto al miglioramento del controllo dei fattori di rischio”.