(Adnkronos) – Non c’è un dialogo in corso tra il presidente russo, Vladimir Putin, e il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump, sulle condizioni per raggiungere la pace in Ucraina. Lo ha sottolineato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, rispondendo in conferenza stampa alla richiesta di commentare la notizia di un dialogo in corso tra le parti. “No, non è vero”, ha tagliato corto Peskov, secondo quanto riferito dall’agenzia Tass. 

La Nato non si espande a Est, lasciando fuori Ucraina e Georgia, e tratta con Vladimir Putin per porre fine alla guerra con la cessione di territori ucraini alla Russia. Nell’agenda di Donald Trump è questo il piano per porre fine al conflitto in corso da oltre 2 anni. L’ex presidente degli Stati Uniti punta a tornare alla Casa Bianca nelle elezioni di novembre 2024 e il flop di Joe Biden nel recente dibattito televisivo ha fatto alzare le quotazioni del tycoon. 

Il secondo mandato di Trump avrebbe ripercussioni notevoli sulla politica estera degli Usa e in particolare sul ruolo di Washington nella Nato, come evidenzia Politico. L’ex presidente negli ultimi mesi ha detto e ripetuto che la guerra, con lui alla Casa Bianca, non sarebbe mai iniziata. La sua mediazione, ha ribadito, consentirebbe di porre fine alle ostilità nell’arco di 24 ore: parole accolte con scetticismo in particolare dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. 

Ad aprile, il Washington Post ha scritto che Trump sarebbe favorevole alla cessione di Crimea e Donbass alla Russia. Un’anonima fonte vicina all’ex presidente, però, fa notare che Trump “sarebbe aperto” ad una soluzione “che precludesse l’espansione della Nato e evitasse il ritorno ai confini del 1991 per l’Ucraina”. 

La linea in relazione alla guerra tra Ucraina e Russia è un tassello della posizione complessiva che Trump, in caso di elezione, adotterebbe nei confronti della Nato e dei partner europei. 

E’ intanto di tre morti e 18 feriti, tra cui una ragazza di 14 anni, il bilancio di un raid aereo russo condotto con missili e droni su Dnipro, nell’Ucraina centrale. Lo denuncia il governatore di Dnipro Serhii Lysak spiegando che il raid ha fatto scoppiare ”diversi incendi, si registrano numerosi danni”.