(Adnkronos) – La rivoluzione del Movimento 5 Stelle passa anche per il brand. Confermare nome e simbolo del M5S oppure cambiare tutto, dando al partito una nuova identità? Gli iscritti pentastellati potrebbero essere chiamati presto a prendere una decisione anche su questo tema, in occasione dell’assemblea costituente. Ma a meno di due settimane dall’evento del 23 e 24 novembre in programma al Palazzo dei congressi, emergono nuovi dettagli sulla gestione del simbolo del Movimento. A quanto risulta all’Adnkronos, il primo agosto dello scorso anno l’Ufficio brevetti e marchi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha respinto la domanda presentata dal M5S nel luglio del 2021 per la registrazione del suo attuale contrassegno, caratterizzato dalla scritta 2050. L’aggiornamento del logo pentastellato con la data della ‘neutralità climatica’ fu una delle innovazioni introdotte da Giuseppe Conte al momento del suo approdo alla guida del Movimento. Ma il Ministero dell’Interno, in un parere chiesto dall’Uibm, ha spiegato che quel simbolo non si può registrare. E la motivazione – secondo il giudizio di fonti pentastellate che hanno seguito il dossier – sarebbe a dir poco “kafkiana”. “Il Viminale – spiegano le fonti – dice che quel marchio non può essere registrato perché utilizzato da un partito politico presente in Parlamento”, ovvero… il Movimento 5 Stelle.  

Per comprendere meglio la vicenda bisogna fare un passo indietro. Nel 2021 il Movimento presenta all’Ufficio marchi la domanda per depositare il suo attuale logo, chiedendone la registrazione per la classe 41, ovvero per la categoria che secondo la classificazione di Nizza (un elenco che descrive la natura di prodotti e servizi in termini generali) corrisponde ai servizi educativi, formativi e culturali. Passano due anni e l’Ufficio rifiuta la richiesta del Movimento. In una mail, che l’Adnkronos ha potuto visionare, l’Uibm spiega i motivi del rigetto: “Il segno che si intende registrare coincide col simbolo di forma circolare con cui normalmente sono rappresentati i partiti, liste o movimenti che partecipano alle elezioni politiche e amministrative. Trattandosi di marchio richiesto dal Movimento 5 Stelle, anche se solo per i servizi educativi, si evidenzia che esso coincide col simbolo politico dello stesso gruppo politico”. Il M5S, appunto.  

L’Ufficio brevetti chiede dunque un parere al Ministero dell’Interno, che non concede l’autorizzazione alla registrazione del logo M5S precisando che “il marchio contenente nella parte superiore del campo la scritta Movimento… qualora venisse ammesso a registrazione potrebbe essere riprodotto su materiali, articoli o servizi di natura economica e/o commerciale, con conseguente richiamo ad elementi presenti in contrassegni distintivi di soggetti politici vicini al richiedente, che si siano presentati alle varie consultazioni o intendano parteciparvi”. Inoltre, “il suddetto marchio – ove registrato – potrebbe essere diffuso durante la campagna elettorale, di fatto eludendo le limitazioni che valgono per i simboli elettorali nei periodi che precedono la votazione, in sostanziale violazione della normativa sulla propaganda elettorale secondo modalità tradizionali (affissioni di manifesti, comizi, volantini)…”. 

Al netto dello stupore per il responso, i vertici pentastellati hanno deciso di non presentare ricorso. La risposta del Ministero delle Imprese viene considerata infatti un “rafforzamento” della titolarità del simbolo: “Hanno detto che nessuno può depositare e utilizzare questo simbolo perché riconducibile a noi. Quella è una sentenza definitiva di tutela del nostro simbolo e di ogni possibile variante”, il ragionamento che a taccuini chiusi fa un dirigente 5 Stelle.  

Ma il tema del simbolo continua a rimanere sotto i riflettori. Nella fase di ascolto del processo costituente, i contributi inviati dagli iscritti “hanno espresso la necessità di modificare o il nome o il simbolo del Movimento, adeguandoli ad una immagine che va rinnovata, in linea con le sue prospettive strategiche attuali”. In base allo statuto, la modifica del nome e del simbolo può avvenire solo su impulso del presidente del Movimento, “di concerto” con il garante Beppe Grillo. Ma secondo il costituzionalista Michele Ainis – che ha dato il suo contributo al dibattito avviato da Conte – questa norma lederebbe il principio di democrazia interna, perché “il potere di ultima istanza” spetta “alla comunità degli iscritti, non agli organi di vertice”. La possibile modifica del simbolo è stato uno dei nodi su cui si è consumato lo scontro tra Grillo e Conte: il primo considera intoccabile il logo del M5S, il secondo vorrebbe che a esprimersi fosse la base. Non resta che attendere l’esito della costituente per scoprire se il Movimento 5 Stelle continuerà ancora a chiamarsi così. (di Antonio Atte)