(Adnkronos) – Ospedali immersi nel paesaggio, dove la luce diventa protagonista e dove c’è spazio anche per l’arte. Strutture “meno hospital” ma “ibride” in cui siano previste biblioteche, banche, aree commerciali, parcheggi, ristoranti, hotel per malati e famiglie, centri di ricerca, aule universitarie e un campus, “una piccola città con un ordine chiaro per permettere di migliorare la qualità di cura e la vita. Curarsi in uno spazio domestico invece che in un ospedale, che deve essere sempre di più un luogo emozionale”. Così Albert De Pineda, presidente dello studio Pinearq, specializzato nella progettazione di ospedali green e sostenibili, nel suo intervento alla convention della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) a Roma, ‘Realizzazione dei green hospital in Italia: il ruolo delle aziende’ sanitarie’. In Italia “il 66% degli ospedali pubblici ha più di 50 anni, il 10% è stato costruito prima del 1800”, hanno ricordato gli esperti intervenuti. 

Cosa significa ‘green hospital’? “E’ una definizione che si compone oggi di alcuni termini: vegetazione, arte e paesaggio – ha osservato l’architetto – Il progetto di un ospedale non può essere indipendente e astratto dal contesto dove sorge ma va inserito in quel contesto perché un motore urbano di sviluppo della città. Le piante e la vegetazione, ad esempio, non devono essere un elemento decorativo, ma devono essere introdotte nel primo disegno del progetto”. De Pineda ha citato alcune strutture: l’ospedale di Monopoli-Fasano in Puglia, ospedale del Mare di Barcelona, ospedale Marittimo di Oza (Garizia), “dove ci sono opere d’arte, dove c’è un valore culturale e dove la vegetazione reclama un suo protagonismo nell’architettura”, ha aggiunto.  

La progettazione di un ospedale green vuol dire puntare sulla sostenibilità, soprattutto energetica. Visto che il sistema sanitario contribuisce al 3,5% alle emissioni di CO2 in atmosfera. “La spesa nelle nostre aziende sanitarie nell’arco del 2021 aveva un’incidenza dell’1,3% sui costi della produzione è schizzata al 2,3% raggiungendo di fatto i 3,2 mld di euro con un +80% rispetto ai costi del passato a causa dei rincari energetici e dell’aumento dell’inflazione – ha spiegato Alessandro Caltagirone, vice presidente Fiaso – Come Fiaso abbiamo lanciato un appello ai ministeri dell’Economia e Salute e qualcosa si è mosso in termini di copertura: sono stati emessi due decreti nel 2022 che hanno dato una copertura di 1,6 mld di euro rispetto ai rincari di costi. Abbiamo edifici energivori – ha ribadito e macchinari sempre attivi, aree molto energivore come la diagnostica per immagini, le terapie intensive e le sale operatorie. Reparti dove va garantito il ricambio dell’aria, una temperatura costante, sono presenti apparecchiature che non posso essere mai spente”.  

Come Fiaso “promuoviamo un approccio green nella gestione degli ospedali, anche in quelli che hanno 100 anni dove però è più difficile chiaramente. Gli interventi sono strutturali e sono previsti anche in alcune misure del Pnrr. Nel maggio 2022, la presidenza del Consiglio dei ministri ha pubblicato un vademecum per le amministrazioni pubbliche sull’efficienza energetica, pensiamo all’attenzione verso i contratti per il rendimento energetico, rivolto a tutte le pubbliche amministrazioni per ottenere più elevati livelli di efficientamento energetico. Sono contratti – chiarisce Caltagirone – che permettono interventi di società di servizio specializzate e prevedono una sinergia pubblico-privato per raggiungere gli obiettivi nel breve termine. Le esperienze in questo campo alcune aziende sanitarie sono arrivate a ridurre i consumi di oltre il 30% rispetto a consumi storici”.  

Nell’ospedale verde e sostenibile che rispetta le emissioni un ruolo hanno i materiali interni ed esterni. “A Monopoli abbiamo rispettato il paesaggio con gli ulivi che sono in scala quasi con i due piani dell’edificio – conclude De Pineda – Il legno per gli esterni che ricopre anche l’edifico dell’area tecnica. L’attenzione ai materiali può davvero rendere l’interno degli ospedali più vicini alla persona, meno freddi e respingenti”.