(Adnkronos) – Il Papa ha aperto oggi, 26 dicembre, la seconda porta del Giubileo della speranza. Per la prima volta in un carcere: a Rebibbia. Il Pontefice in questo modo vuole dare un segno tangibile della speranza a tutti i detenuti. Prima del gesto di grande significato simbolico, Bergoglio ha pronunciato alcune parole a braccio: “La prima porta santa l’ho aperta in San Pietro , ho voluto che la seconda fosse qui in un carcere. Perché tutti qui, dentro e fuori, avessimo la possibilità di spalancare le porte del cuore e capire che la speranza non delude”. Poi rivolto a don Ambarus: “Don Ben venga con me”.  

Il carcere una “Basilica” come San Pietro e le altre, ha osservato il Papa parlando coi media. Bergoglio, a domanda precisa, ha detto di non avere parlato con il ministro della giustizia Nordio della possibilità di un gesto di clemenza per i reclusi. Nella Bolla di indizione del Giubileo ‘Spes non confundit’ Bergoglio ha chiesto amnistia o gesti di clemenza nei confronti di chi e’ recluso. Bergoglio ha raccontato che i detenuti hanno raccontato un po’ delle loro storie. E che lui gli ha ascoltati ribadendo che poteva esserci lui al loro posto. Quindi il Pontefice ha detto che dentro Rebibbia “ci sono solo i pesci piccoli, i grossi sono fuori”. Il Papa per Natale si è concesso il panettone? “Un pochino”, ha risposto.  

Il Papa, nel dettaglio, ha detto che per lui è stato molto importante avere aperto la Porta Santa in carcere: “Molto importante perché dobbiamo pensare che tanti di questi non sono pesci grossi, i pesci grossi hanno l’astuzia di rimanere fuori e dobbiamo accompagnare i detenuti. E Gesù dice che il giorno del Giudizio saremo giudicati su questo: ero in carcere e mi hai visitato”. 

Che cosa le hanno detto i detenuti, che cosa le hanno chiesto? “Loro parlano, ognuno dice la sua bene, si sentono bene, tu sai che ogni volta che vengo in carcere la prima domanda che mi faccio è perché loro e non io…perché ognuno di noi può scivolare l’importante è non perdere la speranza. aggrapparsi all’ancora della speranza e aprire, spalancare il cuore e aggrapparsi alla corda dell’ancora”, ha osservato.  

Bergoglio ha detto che con Nordio “non abbiamo parlato” di gesti di clemenza. “Ho parlato dei detenuti oggi. Ma la prima porta Santa che ho aperto è stata quella di San Pietro la seconda porta Santa in questa basilica. Il carcere è diventato una basilica tra virgolette, perché ho voluto aprire qui la seconda porta Santa poi le altre basiliche Santa Maria maggiore San Paolo San Giovanni in Laterano, ma questa è la seconda basilica tra virgolette”, ha detto.  

Al termine della messa, il Papa ha incoraggiato di nuovo i detenuti: “Adesso non dimentichiamo due cose da fare con le mani: aggrapparsi alla corda ancora di speranza, mai lasciarla. Seconda: cuori aperti. Il Signore ci aiuti in tutto questo“. Alle parole del Papa è seguito l’applauso di detenuti e detenute, che poi hanno offerto al Papa alcuni doni. Chi gli bacia la mano, chi gli sussurra qualcosa all’orecchio. C’è chi lo stringe in un abbraccio. Bergoglio ha salutato anche il personale e i volontari dell’istituto di pena.  

Francesco, informa il Vaticano, ha ricevuto alcuni doni dai detenuti: dagli uomini del Nuovo Complesso, la riproduzione in miniatura della porta della Chiesa del Padre Nostro, creata all’interno del laboratorio “Metamorfosi” utilizzando i legni dei barconi dei migranti; dalle donne di Rebibbia femminile, un cesto contenente olio, biscotti, ceramiche e bavaglini, frutto del loro lavoro. Anche l’Amministrazione Penitenziaria omaggerà il Santo Padre con un quadro: un dipinto che raffigura un Cristo salvifico realizzato dall’artista Elio Lucente, ex poliziotto penitenziario. A sua volta. ha spiegato mons. Rino Fisichella, a capo della macchina organizzativa del Giubileo, Bergoglio ha donato ai detenuti una riproduzione della Porta Santa e una pergamena a ricordo della visita giubiliare “come segno di speranza, per recuperare fiducia d stima da parte della società “.