(Adnkronos) – “Una volta qui era tutta campagna…” è solo una delle frasi che chiunque abbia avuto la possibilità di condividere pareri e scambi di vedute con i propri nonni avrà sentito almeno una volta nella propria vita. L’urbanizzazione, infatti, è intervenuta nel corso dell’ultimo secolo sviluppando città interconnesse e proponendo nuovi modelli di collettività. Ma le “zone rurali” sono ancora vive, produttive, fiere e non possono fare a meno di chiedere alle proprie amministrazioni di restare al passo con i tempi, preservando però la propria ricchezza che è intrinseca nella propria essenza. Negli scorsi giorni, il Consiglio Ue ha approvato le conclusioni su una visione a lungo termine per le zone rurali, che forniscono orientamenti politici alla Commissione e agli Stati membri al fine di promuovere ulteriormente la prosperità, la resilienza e il tessuto sociale di tali zone e comunità. 

Anche Cia-Agricoltori italiani ha espresso la propria soddisfazione in merito alla realizzazione di una visione che mira al ruolo strategico delle aree rurali. Secondo il presidente nazionale Cristiano Fini “è importante che in questo modo si sia riconosciuta l’importanza di tali aree e positiva è l’iniziativa italiana portata avanti dal ministro Lollobrigida in merito al ruolo strategico dell’agricoltore come attore principale nella gestione sostenibile dei territori rurali”. Maggiori infrastrutture e rinnovamento generazionale sono i pilastri per cui si batte la Confederazione. 

Le zone rurali nei territori dell’Unione Europea rappresentano una porzione considerevole, spesso in stato di abbandono e con un tasso abitativo di gran lunga inferiore alle grandi città e capitali. Il divario da ridurre è uno degli obiettivi ai quali amministrazioni e Governi puntano per cogliere, entro il prossimo decennio, la sfida di ripopolare e ridare vita a tali zone.  

La maggior parte dei problemi riguarda spesso la mancanza di opportunità lavorative, l’assenza di infrastrutture quali mezzi di trasporto e connettività, accesso limitato ai servizi e quindi assenza di attrattività da parte delle nuove generazioni che migrano verso luoghi più “globalizzati”.  

Lo sviluppo sostenibile delle zone rurali in ambiti quali agricoltura, allevamento e silvicoltura aprono prospettive di crescita dell’industria manifatturiera rendendo possibile una ripartizione di servizi e industrie.  

Il Patto rurale e il Piano d’azione sono le direzioni che l’Ue ha deciso di percorrere puntando ad una maggior coesione economica, sociale e territoriale per dare risposte concrete allo spopolamento delle zone rurali. Tra le politiche in atto, quella agricola comune (Pac) e quella di coesione, traducono gli interventi in aspetti pratici. Quattro, infatti, sono le iniziative faro: 

• Sensibilizzare le comunità rurali, migliorando l’accesso ai servizi e facilitando l’innovazione sociale; 

• Migliorare la connettività sia in termini di trasporti che di accesso digitale; 

• Preservare le risorse naturali e rendendo più ecologiche le attività agricole per contrastare i cambiamenti climatici e garantendo al contempo la resilienza sociale grazie all’accesso a corsi di formazione e opportunità di lavoro diversificate; 

• Diversificare le attività economiche e migliorando il valore aggiunto delle attività agricole e agroalimentari e dell’agriturismo. 

Un osservatorio rurale in seno alla Commissione intende migliorare la raccolta e l’analisi dei dati su tali zone in modo da consentire l’attuazione dei piani proposti.  

La migrazione dei giovani è uno dei problemi principali dello spopolamento di tali aree. La mancanza di attrazioni, sotto ogni punto di vista, ha fatto sì che in tantissimi decidessero di abbandonare i territori d’origine per cercare nuove opportunità. L’agevolazione dell’accesso dei giovani ai finanziamenti e alla terra, l’offerta di opportunità di lavoro e formazione diversificate e il coinvolgimento dei giovani nei processi decisionali locali, sono solo alcune delle linee programmatiche sottolineate dal Consiglio e dai ministri negli scorsi giorni.  

Un altro aspetto sociale preso in considerazione dai ministri nelle conclusioni è il ruolo delle donne. Il Consiglio ritiene che siano necessarie misure di sostegno per contribuire alla creazione di nuove opportunità di lavoro e a un migliore coinvolgimento delle donne nel processo decisionale. Anche la parità di partecipazione delle donne in agricoltura è un obiettivo importante evidenziato dai ministri a tale riguardo. 

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha emanato il Decreto interministeriale (n. 365 del 20 novembre 2023), con il quale ha individuato, per l’anno 2024, i settori e le professioni caratterizzati da un tasso di disparità uomo-donna che supera almeno del 25% il valore medio annuo, per l’applicazione degli incentivi all’assunzione in Italia. Il tasso totale di disparità di genere, per gli occupati dipendenti, è aumentato nel 2022 dal 9,5% al 9,8% e i settori più colpiti sono proprio quelli dell’Agricoltura, Industria e Servizi. 

Una relazione pubblica, che uscirà all’inizio del 2024, individuerà i settori in cui sarà necessario intensificare il sostegno e la dotazione finanziaria, come pure le fasi successive sulla base del Piano d’azione rurale dell’UE. Le discussioni che faranno seguito alla relazione contribuiranno alla preparazione delle proposte per il periodo di programmazione 2028-2034.