(Adnkronos) – La montagna come habitat di biodiversità va assolutamente preservata. L’11 dicembre, infatti, si è celebrata la Giornata internazionale della Montagna proprio per sottolineare questa necessità che negli ultimi anni si è fatta sempre più preponderante. Si tratta di un bene inestimabile che la “mano dell’uomo” ha lentamente deteriorato.  

“Il cambiamento climatico e le attività umane stanno degradando gli ecosistemi montani, minacciando la vita e il sostentamento delle popolazioni che li abitano, la fauna selvatica e le risorse idriche da cui tutti dipendiamo”. Queste le parole che arrivano dal Segretariato della Mountain Partnership della Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) e dell’Unep (il programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente). 

Proprio in occasione di questa giornata, il nuovo rapporto dalla partnership è stato presentato a Dubai alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. “Restoring mountain ecosystem” ha affermato la vulnerabilità degli habitat montani e il rischio che essi possano rientrare tra i “Punti di non ritorno” dell’ambiente. Si tratta di quei punti danneggiati dal cambiamento climatico e che rischiano di esserlo permanentemente, quali, ad esempio, il disgelo del permafrost, la diminuzione di spessore delle calotte glaciali e il ritiro dei ghiacciai.  

“Le attività umane stanno contribuendo al degrado ecologico in molte regioni montane, in particolare attraverso l’aumento dell’inquinamento e la presenza di microplastiche, che sono state rinvenute anche sulle vette più alte, comprese quelle sotto la cima dell’Everest – hanno scritto Tiina Vähänen, vicedirettrice della divisione delle foreste, Fao e Susan Gardner, direttrice della divisione ecosistemi, Unep, in un articolo su Repubblica -. Inoltre, circa il 25% delle zone montane del mondo è estremamente vulnerabile al rischio di frane e globalmente le montagne sono soggette ad un aumento degli eventi estremi”. 

La Giornata internazionale della Montagna 2023 è dedicata al ripristino degli ecosistemi montani. L’importanza di sensibilizzare su tali temi è nell’agenda politica, all’ordine del giorno, ma concretamente esempi eclatanti di rimodellamento del sistema montano non sono ancora stati messi in pratica da parte delle ultime amministrazioni nazionali.  

La data, l’11 dicembre, è stata scelta perché coincide con l’anniversario della firma dell’Accordo di Fauna Selvatica delle Montagne nel 1978, un accordo internazionale volto a proteggere la fauna selvatica e il loro habitat nelle montagne. 

La Giornata è stata designata nel 2003 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, anche sulla scia del successo dell’Anno internazionale della montagna dell’Onu del 2002, che ha aumentato la consapevolezza globale sull’importanza delle montagne. Ciò ha stimolato la costituzione di comitati nazionali in 78 Paesi e ha rafforzato le alleanze promuovendo la creazione del partenariato internazionale per lo sviluppo sostenibile in regioni di montagna. 

In 10 Regioni italiane oltre il 40% della superficie è montana. Questo significa che l’Italia ha una prevalenza di questo tipo di superficie rispetto ad altre e per questo motivo, in caso di deterioramento o completo degrado e abbandono di queste zone, potrebbe andare persa una vastissima quantità di flora e fauna che arricchisce il territorio nazionale e che attira ogni anno migliaia di turisti dal tutto il mondo. Si tratta di un patrimonio che, però, purtroppo rischia di scomparire.  

L’economia della montagna ha reso l’Italia leader in Europa. Secondo i dati Eurostat, infatti, il nostro Paese ha rappresentato una specialità, occupando spesso il primo posto in Ue per Pil realizzato in province montane, territori in cui almeno metà della popolazione e della superficie si sviluppa in tali aree.