(Adnkronos) – “Freedom of speech cannot and will not be silenced”. Con queste parole – pronunciate ancora con il suo inglese ormai virale sui social – Lorenzo Caccialupi, 23 anni, studente romano di Economia e Finanza alla John Cabot University da pochi mesi rientrato da un semestre di exchange alla San Diego State University, ha voluto commentare all’Adnkronos l’uccisione di Charlie Kirk e l’eredità che gli ha lasciato l’incontro con l’attivista. “Libertà di espressione non devono essere messi a tacere”, spiega Caccialupi: “Io ho fatto un video perché volevo dire la mia e esprimere vicinanza alla famiglia, anche se non mi conoscono. Non mi va giù che ci sono persone che celebrino la sua morte. È proprio una cosa ignobile, non mi va giù”.
Caccialupi aveva incontrato Kirk lo scorso maggio, in occasione di un evento organizzato al campus di San Diego, e il suo intervento era stato postato dallo stesso attivista sui suoi canali social. “Io studio economia e finanza, sono andato a fare un exchange all’estero per un semestre, e mentre stavo là è arrivata la notizia che Charlie Kirk, che è un attivista che di solito va in giro per i college, sarebbe stato in un campus a circa 20 minuti di macchina da dove mi trovavo. Allora abbiamo fatto una macchinata, io con qualche studente internazionale – tedeschi, austriaci e due ragazze della mia stessa università italiana – siamo andati all’incontro per sentirlo parlare”.
“Una volta arrivati sono rimasto stupito dalla quantità di gente e sostenitori che c’erano. Secondo me era un clima bellissimo”, racconta. “Ovviamente c’era anche una dozzina di persone un po’ più lontano, in disparte, che protestavano contro, ma lasciano il tempo che trovano. Io ho detto: cavolo, l’ho visto da Instagram a migliaia di chilometri di distanza, voglio parlarci. I miei amici mi hanno aiutato a farmi strada tra la folla fino a quando sono arrivato in un punto in cui c’erano le transenne perché c’era la fila per parlargli”.
Secondo Caccialupi, “la gente faceva la fila per parlare con lui, ma soprattutto persone che non erano d’accordo con lui. Come funziona là da lui è che si va uno alla volta al microfono e tu esponi le tue idee. Poi purtroppo i cafoni li trovi sempre perché vanno là e lo accusano di essere un nazista o fascista senza avere prove fondate, quelle persone le trovi sempre purtroppo. Io però sono riuscito a parlargli, e tra l’altro a saltare la fila perché dicevo: ‘per favore dai, sono italiano, non un suo fan ma lo rispetto, l’ho visto dall’Italia, vorrei parlare con lui’. Mi hanno fatto passare e ci ho parlato”. “Alla fine della discussione mi ha dato il cappello – ricorda – gli ho chiesto di potergli stringere la mano, è una cosa che si fa come segno di rispetto. Io lo rispettavo nonostante ovviamente non condividessi tutte le sue idee, però com’è giusto che sia ognuno è libero di esporre le sue idee”.
Sull’omicidio, lo studente non usa mezzi termini: “È terribile. Pensi alla sua famiglia, che ha lasciato moglie e due figli. Quello che a me ha stupito, oltre al fatto di questa persona schifosa (Tyler Robinson, ndr), ignobile che l’ha ammazzato semplicemente perché stava esponendo le sue idee, è che ci sono persone che festeggiano. Cioè festeggi perché uno che non la pensa come te è morto? Ma vali meno di uno sputo, è quello che ho detto nel video”. Quanto al clima universitario americano, Caccialupi osserva: “Onestamente non l’ho trovato molto teso. Sicuramente è diverso dall’Italia, però non direi ci sia un clima ostile. Poi ovviamente se vai a parlare singolarmente con le persone trovi opinioni diverse”.
E sul possibile bisogno di un “Charlie Kirk italiano” aggiunge: “Io non ho una risposta. Quello che posso dire è che c’è bisogno di dialogo. Non è possibile che uno venga classificato come fascista o nazista per avere delle idee diverse. È assolutamente inaccettabile”.
Infine, sui tanti nuovi follower raccolti in poche ore replica: “A me di quello non interessa proprio nulla. Io ho fatto un video perché volevo dire la mia. Ho molti amici in giro per il mondo, volevo esprimere vicinanza alla famiglia. In chat privata certo, mi sono arrivati insulti di ogni tipo: topo di fogna, razzista, di tutto. Ma lasciano il tempo che trovano”.