(Adnkronos) – “Molta gente crede di essere innamorata, mentre non è innamorata affatto. Può avere un forte interesse erotico per una persona, pensare continuamente a lei, passare con lei ore e giorni felici e poi, dopo un certo tempo, perdere questo interesse perché, in fondo, lo ha soddisfatto. Non era vero innamoramento ma una infatuazione erotica”. Era il 1979 quando dall’editore Garzanti usciva “Innamoramento e amore”, il saggio che rese Francesco Alberoni il sociologo più famoso d’Italia.  

Dopo un lungo periodo di ideologie che avevano negato ogni valore alla coppia, all’innamoramento e ridicolizzato l’esclusività e la gelosia, “Innamoramento e amore” fu come un lampo che fece improvvisamente vedere una realtà nascosta. Ed ebbe un immediato successo con traduzioni in 25 lingue. Criticando le correnti filosofiche e psicologiche dominanti che riducevano l’innamoramento a una rimozione sessuale o a una regressione infantile, il libro lo colloca nel campo dei processi collettivi in cui due individui si ribellano ai loro legami precedenti e danno origine, attraverso l’entusiasmo dello stato nascente, a una nuova comunità: la coppia innamorata, proiettata sul futuro. 

“L’innamoramento tende alla fusione, ma alla fusione di due persone diverse. Perché ci sia innamoramento occorre che ci sia diversità e l’innamoramento è una volontà, una forza per superare questa diversità che però esiste e deve esistere – scriveva Alberoni – La persona amata interessa perché è diversa, perché è portatrice di una propria inconfondibile specificità. Questa specificità, questa unicità anzi nell’innamoramento si esaspera. Noi vogliamo essere amati in quanto esseri unici, straordinari, insostituibili, assolutamente noi stessi”.