(Adnkronos) – Tutti in Egitto con la speranza che il piano di Donald Trump per la pace a Gaza si trasformi davvero in un cessate il fuoco. Al Cairo si stanno dirigendo l’inviato statunitense per il Medio Oriente Steve Witkoff e il genero del presidente Usa, Jared Kushner. Obiettivo: finalizzare i dettagli tecnici del rilascio degli ostaggi e discutere un accordo di cessate il fuoco duraturo, dopo che Hamas si era dichiarata pronta a liberare gli ostaggi. Una delegazione di Hamas guidata da Khalil al-Hayya arriverà nella capitale egiziana questo pomeriggio.
In un’intervista, Trump ha dichiarato che “siamo molto vicini” a raggiungere un accordo e ha esortato Hamas ad agire rapidamente, altrimenti tutto sarà annullato. Mentre il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu ha affermato di sperare di riportare a casa tutti gli ostaggi rimasti nei prossimi giorni. Nel frattempo le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza sono state temporaneamente sospese.
Secondo la pubblicazione saudita Asharq al-Awsat, che cita una fonte a conoscenza dei colloqui, durante gli incontri al Cairo le comunicazioni avverranno per il tramite di mediatori egiziani e qatarini, che saranno ospitati nello stesso edificio della delegazione israeliana, di Witkoff e Kushner. Una fonte di Hamas aveva precedentemente confermato alla stessa pubblicazione che l’organizzazione è favorevole al raggiungimento di un accordo e che i prossimi negoziati mirano a discutere la preparazione delle condizioni sul terreno necessarie per il trasferimento degli ostaggi dalla Striscia di Gaza in Israele. Gli ostaggi, secondo una fonte a conoscenza dei negoziati ha affermato verranno rilasciati gradualmente nel corso di diversi giorni, secondo un accordo predeterminato basato sulle condizioni militari e di sicurezza sul terreno.
Circa 900mila palestinesi – su un milione che risiedevano a Gaza City prima della grande offensiva delle forze di Difesa israeliane – hanno lasciato la zona per dirigersi a sud. La stima, riporta oggi il Times of Israel, è dell’Idf. Il mese scorso, ai civili è stato ordinato di evacuare tutte le aree di Gaza City e di dirigersi verso una zona umanitaria designata da Israele nel sud di Gaza.
Il tasso di palestinesi che abbandonano l’area è aumentato nelle ultime settimane, con l’avanzata dell’IDF verso Gaza City, secondo i dati israeliani. Tuttavia, sottolinea il sito, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari ha riferito il 2 ottobre che si stima che “centinaia di migliaia di persone rimangano a Gaza City e nel governatorato di Gaza Nord”.
Almeno cinque persone sono rimaste uccise negli attacchi israeliani sferrati oggi sulla Striscia di Gaza. Ad affermarlo è l’agenzia di difesa civile di Gaza. Medici e autorità sanitarie segnalano quattro morti. La forza di soccorso dell’agenzia di difesa civile afferma che ci sono stati diversi attacchi durante la notte e denuncia che quasi 60 persone sono state uccise negli attacchi israeliani di ieri, di cui 40 nella sola Gaza City. L’esercito – sottolinea il Times of Israel – afferma di essere ancora operativo a Gaza City, e lancia avvertimenti ai residenti di non tornarvi, perché sarebbe “estremamente pericoloso”.
I ribelli Houthi dello Yemen hanno rivendicato l’attacco missilistico balistico di questa mattina contro Israele, sostenendo di aver preso di mira “diversi obiettivi sensibili” nell’area di Gerusalemme utilizzando un missile con testata a grappolo. Secondo l’esercito, il missile è stato intercettato con successo durante l’attacco prima dell’alba. Non sono stati segnalati feriti o danni. Gli Houthi annunciano che stanno “monitorando gli sviluppi a Gaza” nel contesto della proposta del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per porre fine alla guerra. “I risultati di questi sviluppi saranno affrontati in modo da soddisfare le richieste del nostro popolo palestinese oppresso”, affermano gli Houthi, aggiungendo che continueranno i loro attacchi contro Israele “finché l’aggressione contro Gaza non cesserà e l’assedio non sarà revocato”.