(Adnkronos) – La vita è una lotta. Il detto popolare non risparmia nessuno, nemmeno chi ha il sangue blu. E così si scopre che Carlo e Camilla bisticciano spesso su tante questioni, perché – a detta della sorella della regina – i sovrani hanno due caratteri diametralmente opposti. Annabel Elliot, infatti, descrive gli inquilini di Buckingham Palace come “poli opposti”, cosa che darebbe origine a molte “discussioni” in famiglia, ad esempio sulla temperatura che dovrebbe esserci in casa.  

Si sa che re Carlo ami il fresco e desideri che una leggera brezzolina attraversi costantemente i suoi appartamenti, mentre Camilla preferisca un caldo e accogliente tepore. Ma, secondo la sorella della regina – citata nella biografia di Robert Hardman, ‘King Charles: New King. New Court. The Inside Story’ – proprio come i nostrani Sandra e Raimondo, non sarebbe improbabile vedere le loro maestà, il primo aprire le finestre e la seconda richiuderle di soppiatto, alla prima distrazione del sovrano.  

Fortuna vuole che, se è vero che i monarchi risiedano principalmente a Clarence House, a Londra, possono in ogni caso dividersi tra altre residenze reali, tra cui Highgrove House nel Gloucestershire e Birkhall in Scozia. Non dovrebbe essere perciò troppo complicato esaudire eventuali e divergenti desideri climatici. Fatto sta, che nella sua intervista, Elliot parli scherzosamente di “battaglia continua” fra i due, quando “lui apre la finestra e lei si intrufola per chiuderla”.  

E se è vero che la regina Camilla “vince su quasi tutte le altre cose”, per quanto riguarda le finestre, “l’ha quasi sempre vinta re Carlo”. D’altronde, in passato anche l’ex segretario alle comunicazioni del monarca, Julian Payne, aveva detto al Sun che il sovrano voleva che le finestre in Scozia restassero aperte addirittura durante l’inverno. “Il re non ama restare in casa per troppo tempo e tiene sempre le finestre spalancate – aveva raccontato – Un incontro a Birkhall, la sua casa nelle Highlands, nel bel mezzo dell’inverno, non è adatto ai deboli di cuore. Ricordo più di un’occasione in cui ho pensato di essermi effettivamente congelato, mentre cercavo di scrivere con una mano che non riuscivo più a sentire”.