(Adnkronos) – Ravenna è la capitale energetica d’Italia. E proprio a Ravenna che i principali attori energetici si trovano ogni anno per l’Omc, il salone dell’energia del Mediterraneo arrivato alla trentesima edizione. La città che ha uno dei porti più efficienti d’Italia è stata scelta da Eni per il primo progetto di Css, la Cattura e lo stoccaggio di carbonio. 

“La scelta di Ravenna è stata una scelta naturale – ha detto Salvatore Giammetti, Head of Carbon Capture, Utilization and Storage di Eni – perché il territorio offre una serie di fattori abilitanti, che permettono di facilitare e accelerare la realizzazione di un progetto di Ccs. Abbiamo nell’Adriatico un numero significativo di campi a gas che sono depletati o in procinto di diventare depletati, e che, una volta esaurita la produzione di gas, possono essere facilmente e con sicurezza riconvertiti in siti di stoccaggio della CO2. Qui possiamo anche riutilizzare delle infrastrutture esistenti, e questo rappresenta un vantaggio molto importante perché ci permette di realizzare un progetto a costi competitivi con tempi più rapidi rispetto ad altri.” 

Ravenna è al centro di una efficiente rete di infrastrutture e connessioni stradali e ferroviarie; inoltre, la città è da decenni ormai la capitale dell’energia italiana; questo le ha permesso di sviluppare anche capacità e competenze tecniche. “Ravenna rappresenta già uno dei principali hub del sistema di trasporto del gas naturale – continua Giammetti – e poi qui c’è la possibilità di sfruttare quelle che sono le eccellenze tecniche e tecnologiche presenti sul territorio, che si sono sviluppate negli anni. Tutto questo fa sì che Ravenna sia il posto ideale dove poter sviluppare il primo progetto di Ccs in Italia. Questo rappresenta una grande opportunità per l’industria italiana ed in particolar modo per i settori Hard-to-abate, che non hanno soluzioni alternative altrettanto efficaci per decarbonizzare le proprie attività.”  

La Ccs sfrutta una tecnologia consolidata, e quindi immediatamente disponibile e praticabile in sicurezza. “Si tratta sostanzialmente dl catturare la CO2 dai fumi emissivi dei camini industriali – spiega l’Head of Carbon Capture, Utilization and Storage di Eni – e per far questo ci sono già delle tecnologie di cattura ben consolidate, già utilizzate da decenni. Dopo di che, la CO2 catturata viene convogliata attraverso una linea analoga a quella del gas naturale, per essere stoccata permanentemente nei giacimenti. In sostanza è il processo inverso rispetto a quello dell’estrazione del gas” 

Hard to abate letteralmente significa ‘difficile da abbattere’, ovvero, in industria, quei processi in cui la presenza di CO2 è una conseguenza fisica del processo industriale. “La Ccs è una delle leve di decarbonizzazione nel portafoglio da utilizzare per raggiungere la neutralità carbonica nel 2050 – conclude Giammetti – E’ efficace soprattutto per i settori industriali, settori energivori, come per esempio l’industria del cemento, dove due terzi delle emissioni vengono dal processo di trasformazione del calcare in cemento, un processo fisico le cui emissioni non possono essere catturate diversamente se non fisicamente, o anche per industria dell’acciaio dove il carbonio è un elemento essenziale. In tutti questi settori la CO2 non è collegata a processi energetici ma al processo industriale stesso, e quindi la Ccs è l’unica soluzione attualmente disponibile per catturare efficacemente queste emissioni”.